La disfunzione sessuale femminile spiegata in un documentario

viagra per donne
Il successo del Viagra nel trattamento della disfunzione erettile negli uomini ha generato un’ondata di studi per testare la possibilità di somministrare un farmaco simile anche a quelle donne che hanno difficoltà a raggiungere l’orgasmo. Una ricerca americana ha identificato questo problema come una vera e propria patologia chiamata female sexual dysfunction (FDS) che potrebbe essere curata con una semplice pillola, al pari di una qualsiasi malattia.

La ricerca però non prende molto in considerazione che la capacità di risposta sessuale di una donna non è la stessa di un uomo, e che a fare la differenza entrano in gioco molti altri fattori, spesso di origine psicologica.

Sull’ambiguità di questi studi, che vorrebbero trattare l’orgasmo femminile (anzi la sua mancanza) come una banale malattia che si può curare con dell’aspirina è incentrato l’irriverente documentario ORGASM Inc. della coraggiosa regista Liz Canner.

Troppi partner? E’ il codice genetico che lo impone

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Piuttosto che limitarsi ad essere la regina del focolare e regnare indiscussa su fornelli e lavatrici, la donna in alcuni casi preferisce volare libera come una farfalla di fiore in fiore. Sono sempre di più le donne che facendo leva sulla parità dei sessi, rivendicano la libertà di intrattenersi con questo o quel partner anche per periodi di tempo non necessariamente lunghi, e senza aspettarsi che il rapporto porti necessariamente all’altare.

Nonostante l’evoluzione dei costumi moderni e la conseguente apertura mentale che ne consegue o che ne dovrebbe conseguire, in molti continuano a giudicare negativamente, spesso con epiteti poco eleganti, le donne che non amano vincoli. Forse costoro non sanno che le donne così dette di facili costumi, cambiano spesso compagno perchè spinte dal loro codice genetico. Galeotto fu il DNA, verrebbe da dire, e in effetti è esattamente ciò che sostiene un gruppo di ricercatori australiani.

Nuove tendenze, anche gli uomini si rifanno il seno

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Le donne sono naturalemente portate a curare la propria forma fisica per piacere di più e di tanto in tanto ricorrono alla bacchetta magica del chirurgo plastico. Seni rifatti, glutei rimpiccioliti e cosce rimodellate sono ormai pane quotidiano. L’estetica  però non è più un regno rosa e la parità dei sessi sta portando risvolti inaspettati nella società moderna.

L’uomo rude che se ne infischia del proprio aspetto è in via d’estinzione, sta lasciando il campo all’ uomo vanitoso che si preoccupa della tenuta della pelle, che per prevenire l’invecchiamento cutaneo compra creme in farmacia e  va regolarmente dall’estetista. 

Il sesso orale non è sesso, lo dice la scienza

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Sembra proprio che l’ex presidente USA Bill Clinton avesse ragione, quando minimizzava la sua relazione con la procace staglista, e che il sesso orale non sia da considerarsi sesso a tutti gli effetti. Almeno questo è quanto emerge da uno studio del Kinsey Institute su un campione rappresentativo di individui di età compresa tra i 18 e i 96 anni.

Solo il 30 per cento degli intervistati ha infatti ammesso di considerare il sesso orale alla pari di un rapporto sessuale vero e proprio. E la percentuale scende al 20% nelle fasce di età più giovani. Al contrario gli intervistati dai 70 anni in su, hanno dichiarato di non considerare “sesso” proprio la penetrazione, ma di dedicarsi al sesso orale con maggiore intensità di una volta, ritenendolo più stimolante.

L’evoluzione del tradimento

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Alla London school of Economics si studia l’evoluzione dell’uomo, quella sessuale. Il professor Satoshi Kanazawa insegna psicologia dell’evoluzione al prestigioso istituto londinese e ha recentmente pubblicato un saggio interessante sulla rivista Social Psychology Quarterly che lega l’evoluzione al tradimento, o meglio la mancata evoluzione al tradimento.

Kanazawa non è nuovo agli interrogativi sulle differenze tra i sessi. Dopo essersi dedicato all’analisi del perchè gli uomini giocano a poker e le donne comprano scarpe nel famoso libro “Why man gamble and women buy shoes”, ci riprova e questa volta cerca risposte nell’evoluzione.

Quando il sesso è una malattia

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Il sesso crea un elevata dipendenza. Meglio non iniziare? no, ma a volte bisogna consultare il medico. Fare l’amore fa bene al corpo e allo spirito, stimola le endorfine,  fa bene al cuore e psiologicamente aiuta a stare bene  ma gli psicologi invitano a raffreddare i bollenti spiriti ricordando che esiste una sottile linea di demarcazione tra il sesso salutare e il disturbo sessuale.

Quando si parla di ipersessualità la mente corre ai famosi eccessi dei VIP  in camera da letto. Pensiamo ad esempio al campione di golf Tiger Woods e prima di lui a David Duchovny, famoso non solo per aver interpretato il ruolo principale nel serial americano X-Files ma anche per essersi dovuto ricoverare per eccessiva attività sessuale. Viene da pensare che questo lussurioso disturbo si accompagni ad uno stile di vita che solo le star possono permettersi, eppure così non è. Sembra infatti che la dipendenza dal sesso sia di casa anche fra i comuni mortali. Ma l’ipersessualità è effettivamente una malattia?

Sesso sicuro, lo spot che non vedrete mai in Tv

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Di spot per sensibilizzare le persone a utilizzare il preservativo ce ne sono tanti, e alcuni, come quelli prodotti dalla Durex, sono anche molto divertenti. Da qui l’idea dell’agenzia francese TBWA Paris per l’associazione AIDES, che ha commissionato ad un gruppo di giovani creativi una “pubblicità progresso” per convincere i giovani a proteggersi dall’AIDS e a fare sesso sicuro e consapevole, con risultati divertenti e spesso irriverenti.

Un esempio lo potete vedere subito dopo il salto. Si tratta dello spot “Graffiti“, la cui visione è consigliata ad un pubblico adulto. Il video è davvero simpatico, peccato che per i suoi contenuti espliciti, non lo vedremo mai in Italia.

Curiosità, c’è anche il museo del pene

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In Islanda si trova un bizzarro edificio, probabilmente l’unico al mondo di questo genere: parliamo del Museo Fallologico Islandese più conosciuto però come museo del pene. La fallologia è una scienza antica, e Sigurður Hjartarson, un ex insegnante di storia di Reykjavík, è il fondatore e attuale direttore del Museo, che nelle sue sale espone più di duecento peni e parti di pene, appartenenti a tutti i mammiferi terrestri e marini, tra cui un pene di balena (foto sopra). Ma si possono ammirare anche campioni più folcloristici come i presunti membri di elfi, troll, mostri marini, e così via, e naturalmente anche creazioni artistiche che hanno per soggetto il pene.

Purtroppo il museo non ha ancora un modello di pene di Homo Sapiens, ma nell’interesse di far progredire la scienza fallologica, un mecenate, tale Páll Arason di anni 94, ha dichiarato che donerà il suo pene al museo, ma presumibilmente solo dopo la sua morte.

Quando gli orgasmi sono troppi

troppi orgasmi

Signore, a sentir parlare di donne che hanno continuamente orgasmi senza il minimo sforzo sale un pò d’invidia. Molte di noi sperimentano miliardi di posizioni sperando di concludere il rapporto con un gran finale degno di tanta fatica mentre ci sono poche elette che con una semplice vibrazione del treno raggiungono l’orgasmo. Ma saranno davvero così fortunate? Se interpellassimo Jeannie Allen probabilmente non sarebbe nemmeno incline a scherzarci su e risponderebbe con un no secco.

Jeannie Allen è stata la prima donna a dichiarare, nel 1995, di avere orgasmi spontanei al di fuori del rapporto sessuale. La donna lamentava stati di eccitamento continui, indipendenti da qualsiasi immagine sessuale o stimolo fisico. I primi medici a cui si è rivolta le hanno consigliato lo psicologo, il suo ginecologo le ha fatto i complimenti per essere il sogno erotico di ogni uomo, ma nessuno ha pensato potesse trattarsi di una malattia. Con il tempo si è scoperto che gli orgasmi, per lei e per le altre donne che soffrono dello stesso disturbo, sono l’effetto collaterale della sindrome P.G.A.D. ossia la persistent genital arousal disorder (anche nota come P.S.A.S: Persistent sexual arousal syndrom). Questa particolare sindrome rende le attività banali come prendere un caffè con gli amici, andare al cinema o lavorare, piuttosto complicate e provoca nelle donne che ne soffrono stati d’ansia, frustrazione e depressione. La medicina d’altronde non ha ancora dato risposte concrete, le cause di questa bizzarra malattia sono ancora ignote e le cure lontane.

Come sono nati i primi sex toys? Una breve storia tra scienza e superstizione.

dildo per il trattamento dell'isteria femminile

Anche se è difficile crederlo, i primi sex toys sono molto antichi. Molto diffusi nell’antica Grecia, venivano chiamati “Olisboi” e venduti sulla rotta del Mediterraneo come “aiuto alle signore sole“. Gli Olisboi erano un semplice pezzo di cuoio o di legno, da spalmare con olio d’oliva per lubrificarli. Erano, insomma, una versione primitiva degli odierni dildo, ed ebbero subito un discreto successo, anche se il loro commercio veniva fatto sottobanco. Ma il carattere di segretezza cresciuto attorno ai sex toys, perdurò molto a lungo. Fino all’epoca vittoriana, infatti, la sessualità femminile non era propriamente riconosciuta come tale, e trattata quasi come una malattia.

Il primo vibratore vide la luce nel 1869. Il suo inventore fu il medico psichiatra George Taylor, che costruì una sorta di aggeggio molto rudimentale alimentato dal vapore, che serviva al trattamento di quella che all’epoca era chiamata “isteria femminile“. Essere donna e nutrire un forte desiderio sessuale era infatti considerato un disturbo della mente, ed il massaggio della vulva serviva appunto a dare “sollievo” a quelle povere sfortunate.