Sex Toys e Erotic memorabilia: cade il tabù negli Stati Uniti

Basta fare un giro in un qualsiasi aggregatore di news americano per rendersi conto di quanto il pregiudizio sui sex toys sia letteralmente scomparso e di come, a stretto giro, sia caduto anche il tabù che fino ad ora vigeva sul materiale “da collezione” inerente al sesso. Per quanto potrà sembrare assurdo ai più, è una realtà di fatto: il sex toys è diventato uno degli argomenti principali di conversazione in blog e siti più o meno specializzati.Quello che mi ha colpito, informandomi sulle ultime novità in materia, è il cambio di atteggiamento avuto dalla popolazione ed in qualche modo dalla società nei confronti del merchandising: a partire dai poster dei film porno d’annata, arrivando a vecchi prototipi di vibratore  e simili. Insomma, tutto quel materiale che anche noi qui in Italia paghiamo per vedere in occasione del Mi-sex e delle rassegne erotiche. In particolare negli ultimi tempi ha riscosso particolare attenzione, ciò che Ted McIlvenna, ex teologo e presidente dell’ Advanced Study of Human Sexuality di  San Francisco e curatore dell’ Erotic Heritage Museum di Las Vegas è stato in grado di raccogliere.

Secondo gli “esperti” si parla di una collezione da almeno 3 milioni di oggetti.  Tralasciando la facile ironia del contrasto sex toys-teologia, parliamo di una collezione davvero incredibile del quale l’80enne ex professore è giustamente orgoglioso. In particolare, non è stata tanto l’oggetistica da sexy shop ad incuriosire la gente (sebbene la collezione possa vantare davvero dei pezzi di pregio, n.d.r) , quanto tutto il merchindising relativo agli anni ’70 ed ’80.

Come abbiamo potuto verificare qualche tempo fa attraverso un sondaggio, forse proprio a causa del “bombardamento” mediatico derivante dal porno moderno, la popolazione sta riscoprendo pian piano il gusto del classico,  un approccio differente al sesso ed alla sua trasposizione cinematografica, con la naturale conseguenza di un aumento dell’interesse e della informazione in tal senso.

Photocredit: Seattlepi

 

 

 

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