Divertimento per lui: la linea Girls di Fleshlight

Sebbene spesso vengano pubblicizzati meno rispetto alla loro controparte femminile sono davvero tanti i giochi erotici esclusivi per gli uomini in commercio. Essenzialmente sono basati tutti sull’atto della penetrazione attiva. In attesa di fare contenti anche in nostri lettori gay con qualche sex toys adatto, ci occupiamo oggi degli etero, presentando una linea di gingilli davvero particolare.

Parliamo della Girls della Fleshlight, società top del settore dei gadget per adulti. Ma quale è la sua particolarità? E’ presto detto: questi giocattoli riproducono fedelmente l’ano, la bocca e la vagina delle maggiori pornostar statunitensi.  Prendete ad esempio Tera Patrick e Tori Black,  parliamo di qualcosa di più della Moana Pozzi nostrana. Queste attrici  non solo sono tra le più richieste del momento ma sono tra le pluripremiate degli ultimi anni per ciò che riguarda gli Avn Awards, gli oscar del porno.

Ora, ovviamente lei è una delle tante, la maggior parte dei sexy shop mette a disposizione gli articoli che sa che è più facile vendere. In linea di massima però tutti mettono a disposizione questa particolare linea, grazie alla sua maneggiabilità, composizione ed anche eleganza.

La particolarità della Fleshlight come azienda, e questo va riconosciuto, è quella di pensare alle donne ed agli uomini con la stessa professionalità ed impegno. Qualsiasi sia il sex toys preso in considerazione, difficilmente saranno riscontrabili pecche.

La linea Girls rientra a pieno titolo in quelle adatte a dare una sensazione di realtà. Non solo per l’utilizzo di materiali molto simili in consistenza alla carne umana, ma per la dovizia di particolari con i quali i sex toys riproducono  le parti interessanti.

Basta mettere a confronto i vari modelli della linea: le differenze sono impressionanti. E siamo certi che a visionare un qualsiasi filmato porno contenenti le attrici in questione noteremmo le stesse differenze. Se proprio poi volete strafare potete buttarvi anche sull’Ice… ma questa è un’altra storia.

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